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Colpevolizzare la braccata, un vile attacco alla caccia!

Un tentativo per screditare la caccia al cinghiale è stato, da tempo, messo in atto da parte di pseudo illustri tecnici faunistici, privo di dati scientifici validati, quindi di nullo valore tecnico. Tutto questo per tentare di imboccare una nuova strategia che utilizzi metodi “incruenti” per tenere a bada i cinghiali! Uno di questi è l’uso dei cani “limieri”, però mi piacerebbe conoscere i risultati finora ottenuti nel contenimento con tali ausiliari. Il termine ”limiere”, non ha nulla a che vedere con quanto si vorrebbe che facesse un cane da caccia. Il cane limiere serve per ben altre cose!

Un’invenzione di persone che non conoscono affatto di cosa serva veramente per contenere i danni da cinghiale. Un risultato, però, è stato raggiunto: rimpinguare le tasche dei tanti tecnici di gestione che dopo decine di anni hanno portato il Paese ad avere seri problemi con gli eccessi di ungulati. Colpevolizzare la braccata non è altro che un tentativo di scaricare le colpe di un’errata gestione sui cacciatori in braccata, che con il loro contributo, invece, danno una buona regolata al numero dei cinghiali. Addossare le colpe alla braccata serve a coprire i fallimenti del contenimento del cinghiale attuati dagli “esperti” che con i loro progetti hanno ottenuto scarsissimi risultati. Fino a quando dovremo sopportare e a quali costi per la nostra economia? Si sono inventati la storiella de “il cinghiale matriarca”, che ci riporta ai cartoni animati che hanno contribuito a convincere tanti bambini di quanto sia criminale il cacciatore, dimenticandosi che la natura ha le sue regole. Per fare chiarezza bisognerebbe che gli Ambiti territoriali di caccia fornissero i dati degli abbattimenti effettuati con la caccia di selezione, quella con l’uso del cane ”limiere” e quelli della caccia in braccata, in questo modo si potrebbe avere un confronto reale su quanto vadano a incidere le varie forme di prelievo. Ma la mia non vuole essere una lotta alla caccia di selezione o al cane ”limiere”, anzi, le varie forme di prelievo devono coesistere, altrimenti i cinghiali arriveranno ovunque! Non sono i cani della braccata, che solo in pochi hanno conosciuto davvero, che perseguono ogni forma di vita e spingono i cinghiali ovunque, oggi ci sono i lupi, di cui una stima conservativa fatta dallo Stato, ne ha censiti 3.300 in Italia.

Ogni notte tentano di procurarsi il cibo e non disdegnano nulla. Per quanto riguarda il cinghiale, oltre ad essere un animale erratico (il cibo e la sua riproduzione ne stabiliscono gli spostamenti), nei paesi in cui c’è veramente l’intenzione di controllarlo, è stato visto che la presenza delle coltivazioni intensive di mais e l’aumento significativo della boscaglia hanno inciso notevolmente sull’esplosione numerica e anche sulla biologia dell’animale. In tutta l’Europa ci sono eccedenze di animali, ma sono pochi i progetti scientifici per il contenimento di tante specie in sovrannumero. Quelli ai quali più volte è stato fatto riferimento non sono stati mai validati come, per esempio: la sterilizzazione dei cinghiali, la cattura con le gabbie, la girata e la caccia di selezione ecc. Una teoria senza fondamenti tende a colpevolizzare la braccata che, invece, contribuisce in maniera significativa a controllare il numero dei cinghiali, molto di più di qualsiasi altro sistema messo in campo. C’è chi sostiene che nelle compagnie di cinghiale non destrutturate si riproduce solo la scrofa matriarca con il verro dominante!

Qualcuno sostiene che il cinghiale figli solo in primavera, anche di questo sono proprio sicuri? Le femmine sono stressate dalla caccia, ma quelle che figliano in ottobre quale stress subiscono? Con l’abbondanza alimentare a disposizione sia dei frutti del bosco e sia di quella agricola, l’animale non ha problemi di riproduzione e non aspetta che si riproduca solo la scrofa matriarca! L’ipotesi di trasferimento cinghiali con l’uso dei feromoni servirebbe, eventualmente, a spostarli da un posto all’altro, e di conseguenza i danni! In fondo, le amministrazioni territoriali non hanno mai voluto che le eccedenze di popolazione di cinghiale venissero contrastate in ogni luogo, lasciando intoccati tanti santuari, dicasi parchi, oasi, riserve fluviali ecc. I cacciatori in braccata hanno sempre contribuito alla riduzione numerica dei cinghiali, da sempre si sono confrontati con gli agricoltori, con il problema dei danni e non hanno alcuna intenzione di negare l’esistenza dell’eccedenza di ungulati ed in particolare del cinghiale. I cacciatori sarebbero ben contenti di poter avere una soluzione definitiva di tante eccedenze di popolazione di selvatici che tanti ambiti territoriali di caccia e comprensori alpini devono ripianare, utilizzando tutte le proprie risorse economiche, che, tra l’altro, in effetti sono sborsate proprio dai cacciatori!

Non possiamo commentare riguardo la Peste Suina Africana e l’introduzione illegale di cinghiali, chi vorrebbe incolpare i cacciatori è solamente un folle incapace. Il mondo della caccia sarebbe ben contento che i tanti tecnici che hanno percepito lauti compensi (che ammontano a svariate centinaia di milioni di euro) da più di 20 anni per la gestione di questi animali avessero prodotto qualche risultato percettibile, non solamente progetti inconsistenti e senza alcun risultato! Mi rivolgo a tutti coloro che si occupano della gestione dei territori, non affidatevi a pareri tecnici privi di documentazione scientifica, e come se si volesse costruire un ponte senza conoscere la tecnica delle costruzioni. Queste teorie spesso provengono da parte di protezionisti estremisti anticaccia che, con le loro ipotesi di controllo fantasiose, potranno solo far aumentare a dismisura i danni da cinghiale. Bisognerebbe conoscere quello che sta succedendo sul territorio, con l’abbandono di tanti appezzamenti agricoli e con l’avanzata della boscaglia ai margini dei paesi e delle città, quelli che prima erano gli orti oggi sono roveti impenetrabili, regno incontrastato del cinghiale. Urge un cambiamento di rotta!

Vincenzo Ferrara, www.segugi.net

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