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La Gestione degli Eccessi di Popolazione di Fauna Selvatica

Aggiornamento: 3 giu 2022

In Italia esiste una grave condizione di squilibrio delle popolazioni di ungulati, a tal punto che molti seri faunisti hanno invitato anche i propri colleghi più protezionisti, ad intraprendere nuove strategie di gestione.

La sovrappopolazione di ungulati nel prossimo futuro diventerà sempre più difficile e bisognerà adottare nuove misure per riuscire a contenere le popolazioni pletoriche di caprioli, cinghiali, cervi, daini, ecc.

Per non parlare degli ultimi dati ufficiali riguardo il lupo, anch’esso, secondo i dati comunicati tramite la stampa dall’INSPRA, sono 3300 esemplari censiti sul territorio italiano.

Questi avvertimenti, non ultimi i gravi problemi inerenti i focolai di Peste Suina Africana, derivanti da una gestione sbagliata delle sovrappopolazioni di animali selvatici e visto i risultati deludenti ottenuti finora, dovrebbero far riflettere tutte le istituzioni e tutte le associazioni venatorie.

Una responsabilità che non può essere scaricata sui cacciatori, visto che la tendenza dettata dalle istituzioni non ha portato alcun beneficio al territorio e agli animali selvatici interessati.

La situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa, il lupo sempre più presente sul territorio, persino a ridosso delle grandi e piccole città, dati anche questi diffusi dalla nota trasmissione televisiva GEO. Proprio a Geo è stato trasmesso un servizio nel quale veniva ripreso un branco di lupi vicino la capitale, nei pressi della zona in cui ultimamente è comparsa anche la PSA.

Tutto questo dovrebbe far riflettere le istituzioni così come il continuare a propinare ai cacciatori una serie di corsi, a volte demenziali, che hanno sicuramente un vantaggio per i fornitori e non per i fruitori, visto i risultati scadenti raggiunti finora.

Con questi metodi di gestione fallimentare della fauna, perseverare è veramente diabolico.

Aumenta la richiesta di brevetti per cani limieri, ridicolo, un solo cane alla volta per affrontare un problema che coinvolge gravemente l’agricoltura italiana, ma anche l’incolumità pubblica, con i lupi che tutte le notti attuano lo sparpagliamento dei cinghiali su zone sempre meno vocate.

Ma ritornando ai lupi, le stime parlano di 3300 soggetti censiti, per il mondo venatorio sicuramente il dato è conservativo, saranno almeno il doppio gli effettivi presenti sul territorio italiano.

I lupi dovrebbero predare i cinghiali, ma quale numero dovranno raggiungere prima che qualcuno intervenga, 10000, di più?

Qualche faunista mi potrebbe spiegare perchè si debba utilizzare un solo cane per il contenimento del cinghiale mentre i lupi tutte le notti inseguono i loro branchi presenti ovunque?

É possibile che in qualsiasi lavoro effettuato nel mondo si valuti il risultato ottenuto ed in quello della gestione della fauna, i cui attori ci hanno condotto a questa situazione paradossale, tra l’altro profumatamente pagati dalle istituzioni, non debbano essere messi in discussione?

Per non parlare degli studi o delle teorie fantasiose adoperate per legittimare le scelte poco felici effettuate dai gestori, senza riscontri scientifici.

Il costo di queste farneticazioni lo si vuole caricare sulle spalle dei cacciatori, che paradossalmente pagano i danni per gli eccessi delle popolazioni di selvatici.

Di fronte a questo grave problema della PSA certamente non possiamo far finta di nulla. Pertanto, troviamo una soluzione intelligente,



e non come al solito fantasiosa senza alcuna base scientifica, e il mondo venatorio parteciperà attivamente ad affrontarla con serietà, ma non dovrà essere un’ulteriore presa per in giro.

Ma veniamo alle prescrizioni ed ai corsi necessarie per praticare la gestione degli animali in eccesso: l'Ispra e il suo indirizzo mitteleuropeo, a mio parere, sta esagerando nel propinare alle amministrazioni migliaia di corsi, con l'intento finale di vietare l'utilizzo del cane per la caccia, sia da seguita e sia da ferma.

Vi voglio elencare quanti tipi di corsi, a pagamento per il cacciatore, senza i quali in molti posti non si potrebbe andare a caccia, vengono proposti giornalmente dalle istituzioni:

1) abilitazione per la caccia al cinghiale.

2) abilitazione per capo caccia al cinghiale

3) abilitazione per cane limiere

4) brevetto di muta

5) abilitazione al controllo di specie diverse dal cinghiale

6) abilitazione per la caccia di selezione

7) abilitazione per conduttore di cane limiere

8) abilitazione per il recupero di animali feriti

9) abilitazione per le rilevazioni biometriche

Al momento non ne ricordo più ma a qualcuno di voi ne verranno in mente altri.

A cosa serve fare l’esame per l’abilitazione venatoria se poi per praticarla necessitano tutti questi corsi?

La mia risposta tanti di voi la conoscono già!

Resto fermamente convinto che sono in tanti ad attuare un tentativo per distruggere la nostra amata attività segugistica, compreso chi ci dovrebbe sostenere.

È grave che nessuna amministrazione pubblica abbia mai valutato i risultati di queste scelte scellerate di gestione della fauna, praticate da circa vent'anni e che ad oggi non hanno portato al risparmio di un solo euro, anzi le spese di risarcimento dei danni da fauna selvatica sono aumentate, in alcuni casi in maniera esponenziale.

Il danno è fatto, la speranza è che chi ci governa si ravveda e metta in atto un altro tipo di gestione degli eccessi di popolazione di animali selvatici fuori e dentro i parchi!



www.segugi.net


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